In italiano, quando fotografo e fotomodella guadagnano soldi insieme si dice che "lavorano insieme"; quando uno guadagna soldi da chi lo fotografa, o dalla persona che ha fotografato, e l'altro non ci guadagna a sua volta, si dice che uno "lavora per l'altro"; quando nessuno dei due guadagna dall'altro si dice che i due "collaborano".
Di conseguenza, letteralmente, le espressioni corrette che una persona può esprimere a un fotografo per arrivare a sapere se è disposto a pagare per scattarle delle foto sono: "ti va di farmi lavorare per te?" o "ti va di pagarmi per soddisfarti?" o "ti va di pagarmi per farmi fotografare?", "cerco qualcuno che mi paghi per fotografarmi, tu sei disponibile?" tuttavia spesso viene detto dalla fotomodella "ti va di lavorare con me?" o "ti va di collaborare con me?" o negli annunci "cerco un fotografo, compenso negoziabile".
In questi casi si compie una scorrettezza logica, ovvero al posto di "per me" viene detto "con me" oppure al posto di "farmi lavorare" viene detto "collaborare". E viene definito l'atto come un "investimento in fotografia" invece che una "spesa in fotografia". Addirittura a volte scrivono "Cerco collaborazione no tf" o dicono "disponibile a scatti..." invece l'espressione più chiara "disponibile a farmi pagare" o "se avete qualche progetto da realizzare o semplicemente voglia di scattare contattatemi pure" senza specificare se è necessario pagare o no.
La preposizione è una parte invariabile del discorso che si premette a un nome, un pronome, un aggettivo, un avverbio, un verbo all’infinito, con lo scopo di chiarire il legame, il rapporto che lega tra loro parole o frasi.
Le preposizioni servono per introdurre relazioni di luogo, di modo, di specificazione, di causa, di scopo e così via.
La frase "esco con loro stasera" si usa per indicare compagnia, e non si potrebbe usare "esco per loro stasera" per dire la stesa cosa. Vivo con mia madre non è uguale a "vivo per mia madre, come "io vengo con te" non è uguale a "io vengo per te".
E dunque, usare una preposizione al posto di un'altra che ha un altro scopo è una scorrettezza.
Come ad esempio chi dice "ti amo" mentre con questo suono sta intendendo, senza saperlo, "voglio essere amata da te". Tuttavia quotidianamente molte persone scambiano le parole come nella frase "imparami a far foto per favore" o "ti imparo a far foto".
Il fraintendimento del termine collaborare, oltre che nella fotografia modellistica freelance, è spesso frequente anche nelle ragazze alle quali viene richiesto di fare un set per il sito SuicideGirls, dove come chi fa parte del sito sa bene che se viene accettato, la fotomodella riceve 500 dollari. Il fine del set è quello di guadagnarci dal sito e non dal fotografo. Perché se la SG hopeful viene scelta ed è stata in precedenza pagata dal fotografo guadagna sia dal fotografo che dal sito, al contrario del fotografo. Sarebbe paritario se il fotografo pagasse la fotomodella e la fotomodella pagasse il fotografo, ma non avrebbe senso.
Spesso la richiesta della ragazza è quella di guadagnarci due volte, senza spendere niente (ovviamente in tutto ciò compreso che il fotografo si spostai, e si paghi il viaggio, trovi la location, e nel caso servisse paghi la location, poi che paghi il servizio alla hopeful). In questo modo sarebbe uno sponsor della hopeful e non un fotografo.
Ovviamente, c'è chi può accettare questo tipo di sfruttamento, perché magari non gli pesa, né economicamente, né psicologicamente, oppure pur pesandogli gli serve perché non riesce a trovare nessuna con la quale collaborare. Ma chiamarlo collaborazione è una presa in giro. E se due sono liberi di prendere accordi non paritari, una ragazza invece non è libera di prendere in giro.